La battaglia di Regione Lombardia a difesa del settore dell’automotive è approdata nuovamente a Bruxelles. L’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, è intervenuto rimarcando l’allarme su un settore in profonda crisi.
Attualmente il 75% della capacità produttiva dei costruttori europei e della loro filiera di fornitura è fermo, con la prospettiva a livello continentale di perdere mezzo milione di lavoratori.
Guidesi, da gennaio a capo dell’Automotive Regions Alliance (ARA), l’alleanza tra le più importanti 36 regioni europee del comparto, ha sottolineato le responsabilità dell’Unione Europea sulle politiche che hanno individuato nel motore elettrico l’unica via per attuare la transizione ecologica.

L’assessore ha ribadito trattarsi di una scelta che ha rappresentato un aiuto per i competitori extraeuropei e l’industria cinese:
«L’automotive rappresenta l’integrazione industriale europea e le basi su cui si è fondata l’Unione Europea, ma è proprio quest’ultima ad averne determinato la crisi.
Da anni i cinesi sviluppano le batterie elettriche e hanno trasformato la loro peculiarità in opportunità commerciali, in un settore che fin lì mai avevano affrontato».
Da qui la richiesta di un cambio di passo alla Commissione Europea. Per Guidesi il correttivo annunciato nelle scorse settimane da Ursula Von der Leyen, non è sufficiente:
«Serve una modifica radicale del regolamento e della strada intrapresa rispetto al calcolo delle emissioni.
Occorre ridare alla nostra industria la possibilità e l’economicità di poter riprendere a fare le auto più belle al mondo».

La tesi lombarda, condivisa dai principali stakeholder e dalle regioni aderenti all’ARA, consiste nel puntare sulla “neutralità tecnologica“.
Si tratta della necessità di raggiungere gli obiettivi ambientali attraverso tutte le opportunità offerte dalla tecnologia, senza limitare le scelte all’elettrico.
«La trasformazione di raffinerie in bioraffinerie per produrre il biocarburante è un’operazione che abbassa notevolmente le emissioni.
Non si può limitare la ricerca tecnologica imponendo un’unica strada: così si ferma l’innovazione, non si raggiungono gli obiettivi ambientali, l’indotto va ad altri e l’industria viene cancellata.
A tutto questo si aggiungono i dazi americani e i costi energetici, ulteriori fattori che danneggiano la nostra competitività».

Guidesi ha lanciato un accorato appello alla Commissione e al Parlamento dell’Unione Europea:
«Bisogna cancellare scadenze insensate e restituire libertà d’azione all’industria Dobbiamo permettere ai cittadini di muoversi come ritengono purchè non inquinino.
Bisogna correggere gli errori e guardare al futuro, scongiurando quello che si configura come il più grande suicidio economico della storia industriale».
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