Il dibattito sulla chiusura degli asili nido a Como continua a tenere banco, con il duro attacco del Partito democratico al sindaco Alessandro Rapinese. Contro questa decisione, l’associazione Donne Democratiche si è espressa con un comunicato stampa.
“La chiusura di alcuni asili nido e la riorganizzazione dei servizi per l’infanzia a Como dimostrano ancora una volta quanto poco questa Amministrazione tenga conto delle famiglie e, in particolare, delle donne, su cui continua a ricadere il peso maggiore del lavoro di cura.Le famiglie si trovano ora a dover affrontare tragitti più lunghi per portare i propri figli all’asilo o a scegliere le strutture non in base alla qualità educativa, ma agli orari meno restrittivi. Un problema che penalizza soprattutto le madri, spesso costrette a sacrificare opportunità lavorative per supplire alle carenze di un’amministrazione che non pensa a loro.Ma il nido non è un semplice servizio di custodia: è un luogo di formazione fondamentale per bambine e bambini fin dai primi mesi di vita, dove la socializzazione, il gioco e il percorso educativo seguono linee guida precise. Questo valore educativo viene garantito solo da un sistema pubblico solido, che assicura personale qualificato e servizi adeguati. Nel settore privato, invece, le logiche di profitto spesso portano a situazioni inaccettabili, come il coinvolgimento delle stesse educatrici nelle pulizie dei locali, distogliendole dalla loro funzione primaria: la cura e l’educazione dei più piccoli.Il nido è un servizio essenziale per le famiglie, e in particolare per le donne, che grazie a esso possono proseguire la loro attività lavorativa sapendo che i propri figli sono inseriti in un sistema educativo di qualità. Eppure, per pura ideologia, questa giunta sembra voler smantellare il welfare pubblico, buttando alle ortiche anni di lavoro e professionalità.Le politiche pubbliche dovrebbero sostenere la genitorialità e l’occupazione femminile, non ostacolarle. Noi continueremo a denunciare queste scelte ingiuste e a chiedere investimenti nei servizi pubblici per garantire continuità, qualità educativa e una reale parità di opportunità per tutte e tutti.Il Coordinamento Donne Democratiche”
A riguardo si è esposta anche Carla Gaiani, segretaria del Partito democratico della provincia di Como.
«Sulla questione comasca, l’obiettivo è ragionare sul concetto di servizio pubblico alla persona che si intende offrire alla collettività. Occorre chiedersi come mantenere la qualità degli standard educativi dei nidi comunali di Como, la sensibilità nel leggere i bisogni degli utenti, rendere l’offerta inclusiva.
Sono importanti anche avere sistemi di valutazione e controllo affidabili e costanti da parte del Comune verso sé stesso o agli enti ai quali intende affidarne la gestione, le regole pedagogiche da far rispettare, la dignità del lavoro e la crescita professionale del personale.
Non basta generalizzare e dire esternializziamo, perché è necessario indicare le modalità e con quali obiettivi e garanzie. Esistono diverse configurazioni tra gestione pubblica, privata e del no profit, non tutte però sono adatte, non tutte permettono di raggiungere gli obiettivi minimi che un servizio pubblico dovrebbe dare.
A meno che non si pensi solamente a massimizzare l’efficienza e a ridurre i costi, rispondendo esclusivamente ad una razionalità di tipo economico, cosa che non funziona quando si ha a che fare con servizi così delicati e cruciali come possono esseri quelli rivolti ai più piccoli, ai deboli o ai fragili.
C’è un punto fermo: il terzo settore deve dare vita a quella sussidiarietà non di sostituzione al governo, ma di co-governo. Molto spesso, invece, viene considerato come un elemento secondario, una sorta di settore in sostituzione alle responsabilità dello Stato.
Invece dovrebbe rappresentare, proprio per gli ambiti delicati che tocca per la vita delle persone, come la sanità o i servizi educativi primari o la cura degli anziani, un attore centrale nella governance dei processi sociali. Questo è il fulcro da quale partire.
Per tornare a Como, non si tratta di essere o meno dalla parte del Sindaco, ma di capire la sua politica a favore dell’educazione, dell’infanzia, dell’istruzione, delle esigenze e dei bisogni dei bambini, dei genitori, delle famiglie l’amministrazione della città di Como abbia in mente, perché francamente ancora non lo si comprende (o forse lo si comprende benissimo). Questo è un fatto grave per chi è chiamato a guidare una città».
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